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Insegnamento

«La vita umana è sacra, fin dal suo affiorare impegna direttamente l’azione creatrice di Dio» (Giovanni XXIII, Mater et Magistra).

 

Domenica, 12 Giugno 2005   

(in coincidenza col REFERNDUM popolare sulla legge 104 riguardo alla procreazione assistita)

Oggi, giorno del Signore, siamo radunati per lodarlo, benedirlo e rinnovare la nostra fede personale e quella della comunità in Cristo morto e risorto per tutti noi, affinché ognuno abbia la vita e la vita eterna. Oggi è giorno di festa, perché celebriamo la vita quella vita che abbiamo ricevuta – Biologicamente – per un atto d’amore umano – i nostri genitori – ma per un progetto divino ed un grande amore di Colui che ha creato l’universo e quanto esso contiene. «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra» (Gn 1, 26).

Né nella volontà, né nella Parola di Dio c’è qualcosa che lascia intendere che l’uomo è il datore della vita e pertanto ne può disporre come meglio crede, togliendola quando gli fa comodo. Sempre nel Libro della Genesi leggiamo: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio li creò». Ecco che arriva l’uomo creato da Dio e ne vuole deturpare anzi distruggere l’immagine dell’amore di Dio. Nel documento Conciliare "Gaudium et Spes" al n° 10 si legge: «Diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi più fondamentali: cos’è l’uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni progresso? Cosa valgono quelle conquiste pagate a così caro prezzo?».

Come possiamo notare dal documento Conciliare, ancora una volta emerge la richiesta di una riflessione sui valori e diritti inviolabili della vita, dono di Dio. Certo la mentalità contemporanea difficilmente riuscirà a recepire le istanze etiche che provengono innanzitutto dal valore che è l’uomo in se stesso, se prima non si pone alla ricerca e in ascolto di Dio. Ogni riflessione sulla dignità e libertà dell’uomo, che non arriva a cogliere l’apertura a Dio ed ad esso legarsi in una esperienza personale, è destinata a ripiegarsi su se stessa perdendo ogni vitalità. Per comprendere se stesso fino in fondo, l’uomo deve, con la sua condizione di peccato di debolezza, con la sua vita e la sua morte, avvicinasi a Cristo. L’uomo inserito in Cristo si lascia facilmente interpellare dal mistero della vita. Allora si che senza alcuna difficoltà la vita appare come dono di Dio, di cui Dio stesso si riserva ogni decisione, nonché l’unica ed ultima parola sul senso e sul significato; dono da accogliere con gioia e da gestire con responsabilità, secondo il suo progetto, guardando all’esistenza di Cristo come tipo dell’esistenza umana, da spendere nel segno della carità come servizio e dono ai fratelli e da consegnare alla fine come talento che si è fatto fruttificare.

La vita appartiene a Dio.

Dio è il padrone della vita. Niente senza di Lui ha vita e l’uomo ritorna nella polvere e muore se Dio toglie il respiro (cfr. Sal 104,29); «se Egli richiamasse il suo respiro a sé e a sé ritraesse il suo soffio, ogni carne morirebbe all’istante e l’uomo ritornerebbe in polvere» (Giobbe 34, 14-15). «Dio è vita ed ha in sé quella pienezza di vita comunicata al Figlio e partecipata ai credenti» (cfr. Gv 5,21;6,57).

L’uomo non è il Signore indipendente della sua vita, ma soltanto un amministratore. La vita non gli appartiene perché la signoria assoluta su di essa spetta solo a Dio. Dio infatti chiede conto a Caino del sangue del fratello che grida dalla terra al cielo (cfr. Gen. 4,10), chiede conto del sangue di ognuno, domanda conto di ogni essere vivente.

L’uomo, è unità di anima e di corpo, coglie se stesso come corpo ma nello stesso tempo scopre di avere un corpo, allora la vita biologica diventa l’espressione, il simbolo o il segno della persona, l’embrione è persona!

La vita dell’uomo è il tempo opportuno unico e irrepetibile in cui l’uomo è chiamato a dare la sua risposta personale alla parola che Dio gli rivolge nella storia. Dice S. Paolo: «Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo per ricevere la ricompensa di quello che ognuno avrà fatto mentre era nel suo corpo, sia in bene che in male» (2Cor. 5,10).

Cari fratelli, noi siamo abituati a giudicare e condannare chi uccide, cioè l’omicida, ma non è il solo ad essere condannato, non è il solo ad aver commesso un grave peccato "tutto ciò che è contro la vita stessa, qualsiasi specie di omicidio, l’aborto, l’eutanasia lo stesso suicidio volontario" ma anche "tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, e l’Embrione è un essere umano.

La vita, per il cristiano non può essere ridotta alla vita biologica. Il cristiano è chiamato alla partecipazione alla vita di Cristo che inizia già fin dal primo istante ma che ha il suo pieno e definitivo compimento al termine della vita vissuta nella biologicità.

«Sei tu che hai creato le mie viscere

E mi hai tessuto nel seno di mia madre.

Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;

sono stupende le tue opere,

tu mi conosci fino in fondo». (Sal 139, 13-14).

La nostra società si è costruita l’idolo del denaro, del potere, del consumo, dello spreco, della tendenza a vivere al di sopra della propria possibilità. Il consumismo, soprattutto, ha fiaccato tutti. Ha aperto spazi sempre più vasti con comportamenti morali ispirati sempre e solo al benessere, al piacere, al tornaconto degli interessi economici o di parte, senza degnare del minimo sguardo il bisognoso.

Il credente inserito in Cristo, ha in sé la capacità di vincere il male fino a realizzare una "giustizia superiore". Il cristiano è stato chiamato a vivere nell’amore e ha in sé la forza di rifiutare ogni forma di violenza.

Dinnanzi al comandamento dell’amore di sé, il Vangelo antepone l’amore del prossimo che può portare a subire violenza e forse anche a soffrire pur di non recare male all’altro. "Spendere la propria vita per il bene del fratello", sosteneva san Massimiliano Kolbe.

L’uomo inserito in Cristo è chiamato a vivere la nuova logica del Regno. Il cristiano deve essere formato costantemente alla logica evangelica della non violenza, al rispetto della vita altrui. L’amore dovrà, comunque, guidare e illuminare le scelte che portano alla vita e oscurare quelle che portano alla morte.

Certo ch’è strano, mentre noi stiamo pregando, nel pomeriggio adoreremo Gesù vivo e vero nella santa Eucaristia, celebreremo la santa Messa, momento culmine della vita cristiana, ringraziando il Signore che da la vita, fuori si parla e si lotta per mettere la vita, grande dono di Dio, ai voti.

Dio quando ha creato il genere umano non a fatto nessun Referendum, ha creato perché è amore, ha creato per costruire il mondo, ha creato perché era cosa buona e giusta, ma non solo, ci ha fatto dono del suo unigenito Figlio, Gesù, affinché ognuno di noi abbia la vita in abbondanza e per godere nell’eternità.

 

Adesso ritengo doveroso dover affrontare da vicino gli aspetti più elementari sulla FecondazioneFecondazione assistita medicalmente Assistita.

La fecondazione artificiale si distingue in omologa e eterologa, a seconda che il seme e l’ovulo provengano dalla coppia o da donatori, a volte solo per il seme, altre volte per l’ovulo o per ambedue.

Per raggiungere lo scopo di avere un figlio, spesso si attua il trasferimento dell’embrione nell’utero di una "madre in affitto", qualora l’annidamento nell’utero della madre naturale non è possibile. Qui notiamo che la madre naturale non è la madre del bambino che dovrà nascere.

Nella fecondazione artificiale omologa, vengono utilizzate le cellule germinali dei coniugi e si ha l’intenzione precisa di trasferire ciascun embrione nell’utero materno, al tempo e al modo più appropriati negli interessi del futuro sviluppo dell’embrione stesso, che poi diventerà feto ecc.

La valutazione morale di questo tipo di fecondazione va ricercata nel significato del processo umano: è l’uomo che genera e che offre il criterio di riferimento. La struttura dell’amore coniugale è una totalità unificata, è lo scambio di un dono personale e totale e di conseguenza il procreare umano è un fatto indissociabilmente biologico-affettivo-spirituale.

La fecondazione artificiale extracorporea detta in gergo scientifico(F I V E T) che tradotto in parole povere vuol dire: (in vista della procreazione), per il suo realizzarsi non è assolutamente necessario l’atto coniugale.

È una dissociazione della totalità unificata perché gli sposi pur volendo un figlio, non lo concepiscono nella loro carne. Mentre il fine dell’atto coniugale è l’amore per cui il figlio è voluto per se stesso, la FIVET invece persegue una finalità possessiva-strumentale del figlio ad ogni costo, dove questo è declassato da persona a oggetto. (L’agire morale deve essere un agire retto). Pertanto è evidente che la fecondazione omologa in vitro anche nel cosiddetto caso semplice, è in se stessa illecita e contrastante con la dignità della procreazione e dell’unione coniugale. Dissocia il gesto unitivo e procreativo, affida la vita al potere dei medici e dei biologi, instaura un dominio della tecnica sull’origine e sul destino della persona umana.

Restano inoltre grossi rischi a carico del feto che, nella lunga procedura, potrebbe subire danni anche irreversibili. Accade che, al fine di facilitare la soluzione di alcuni casi particolari di sterilità, c’è inoltre l’impulso a fecondare vari ovuli, a eliminare quelli soprannumerari o a congelarli, mettendo in pericolo la loro stessa sopravvivenza.

la fecondazione artificiale extracorporea eterologa viene proposta per ovviare a patologie complesse (mancanza di ovulazione nella donna: si richiede il dono dell’ovulo; caso di aspermia oppure oligospermia: si richiede il dono del seme; occlusione di tube o impossibilità alla gestazione: si richiede un utero in affitto – madre in affitto.

Il dono del seme o dell’ovulo o di entrambi, spezza l’unità matrimoniale (non c’è più identità tra l’essere genitori e l’essere coniugi).

La fecondazione artificiale eterologa lede i diritti del figlio e lo priva delle relazioni filiali con le sue origini parentali ostacolando la sua piena maturazione. I problemi etici e giuridici sono molto gravi e nascono dal fatto dell’utilizzo della madre sostitutiva che diventa inaccettabile moralmente, ma anche dal fatto che si può impiantare l’embrione anche dopo la morte del donatore, quindi la vedova può avere figli anche dopo la morte del padre. Le banche del seme possono dar luogo a matrimoni tra consanguinei. Coppie di omosessuali possono dar luogo anche a commissionare un figlio.

Per non pensare quanto diventa aberrante l’ipotesi della clonazione per cui, in teoria, si potrebbe costruire un esercito di individui perfettamente identici.

L’identità umana, la dignità del soggetto e della famiglia, sarebbero contraddette nella maniera più palese e mostruosa.

La posizione della Chiesa è chiara e costante: la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura e, anche se ci fossero dei dubbi sulla sua identità umana, togliere la vita è certamente un male.

A tale proposito non sono pochi i documenti del Magistero che la Chiesa a pubblicato: (Humane vitae; Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione; carta dei diritti della famiglia ecc. ecc.).

Il Santo Padre Benedetto XVI quando ancora era Cardinale nel ruolo di prefetto per la Dottrina della fede a nome della Chiesa Universale sosteneva: "che il punto di partenza rimane sempre la scoperta del disegno di Dio sulla famiglia. In questa prospettiva, maschile e femminile sono l’espressine della comunione interpersonale, segno originale del dono d’amore del Creatore. Ecco perché illuminato da Cristo, l’amore tra uomo e donna non è mai realtà privata, ne profana, ne soltanto biologica. Ma è sacralità che induce a nuova vita, permanente e responsabile. Il matrimonio e la famiglia precedono la cosa pubblica e meritano il pieno rispetto come mistero intimo e inviolabile, innesta il mistero dell’amore umano nella volontà stessa di Dio di crearci a sua immagine e somiglianza. È la vocazione all’amore che fa dell’uomo l’immagine di Dio. Solo se ama l’uomo diventa simile a Dio".

Nell’idea creativa di Dio il corpo non è solo "biologico" ma diventa autenticamente "teologico".

Visto che per grazia di Dio oggi a questo incontro di preghiera ci siamo molte coppie, mi sembra giusto sottolineare l’importanza del "sì" che abbiamo pronunziato il giorno del nostro matrimonio ed arricchire quelli che ancora lo devono pronunziare, speriamo tanti ed al più presto.

Il "sì" che pronunciamo durante il rito del matrimonio significa crescere come famiglia e affermarsi nella fede.

Ecco perché il matrimonio riflette come in uno specchio questo mistero. «L’amore di Dio per gli uomini». Da questo ne consegue che la conoscenza del Dio unico attraverso Cristo determina l’unicità e l’indissolubilità del matrimonio. Allo stesso modo la fedeltà coniugale apre gli occhi verso Dio e la sua alleanza, quando è profondamente innestato nella prospettiva cristiana, così il matrimonio diventa il linguaggio stesso utilizzato da Dio per comunicare il suo amore al mondo. Straordinaria è la potenza dell’amore tra uomo e donna che non a caso san Paolo definisce "grande sacramento".

Maschio e femmina, marito e moglie. Mistero nuziale che diventa gioia esistenziale, il corpo umano racchiude in se l’attributo sponsale, cioè la capacità di esprimere l’amore. Ecco perché i corpi dell’uomo e della donna diventano espressione dello Spirito Santo, si fanno dono l’uno dell’altro, e si pongono come strumento della comunione tra le persone, che sono parte integrante della creazione. Nel Nuovo Testamento il compimento definitivo lo vediamo emergere nelle nozze di Cana.

Il Papa ha sottolineato: "la storia non è in mano a potenze oscure, al caso o alle sole scelte umane. Sullo scatenarsi di energie malvagie, sull’irrompere veemente di Satana, sull’emergere di tanti flagelli e mali, si eleva il Signore, arbitro supremo della vicenda storica. L’avventura dell’umanità non è confusa e senza significato né è votata senza appello alle prevaricazioni dei potenti e dei perversi" (discorso di S.S. Benedetto XVI in S. Pietro sabato 21 Maggio 2005).

 

Al termine di questa riflessione, è necessario interrogare la nostra coscienza: noi che abbiamo sperimentato l’amore di Dio, noi che abbiamo toccato con mano le meraviglie di Dio, noi che per sua grazia e misericordia abbiamo dato una svolta alla nostra vita, noi che camminando verso Dio con Gesù che ci sta vicino per godere della vita eterna, possiamo accettare quanto ci viene proposto da questo Referendum ? Possiamo distruggere la vita che abbiamo ricevuto come dono d’amore di Dio?

 

Eleviamo a Dio il nostro canto di lode che dice: "E’ Signore è da la vita!! Alleluia.

 

PINO

 

 


 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

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