Editoriale XI Convegno Nazionale
Dal 28 aprile al
1 maggio 2018 la Comunità Immacolata del Rinnovamento Carismatico Cattolico ha
vissuto il suo XI Convegno Nazionale dal tema “Ho sperato: ho sperato nel
Signore ed Egli su di me si è chinato“ (Sal. 40,2), al Gattopardo –
Sea Palace Hotel di Brolo.
Il Convegno ha
avuto inizio il 28 pomeriggio e, dopo la presentazione ed il saluto del
Presidente Giuseppe Barranco e della vice Presidente Cinzia
Riccardi, vi è stata la preghiera comunitaria, in cui il Signore ha
manifestato sin dall’inizio il Suo immenso Amore in ogni cuore.
Alla preghiera è
seguita la Celebrazione Eucaristica presieduta dal canonico Don Paolo Impalà
, assistente diocesano e referente della Comunità, il quale si è soffermato
nell’Omelia sulla vite ed i tralci e sul taglio e la potatura operata dal
Signore nella vita di ciascuno di noi. Il taglio consiste nell’eliminare ciò che
non porta frutto ed è ciò che il Signore fa in noi, elimina ciò che non è
conforme alla Sua volontà perché possiamo poi essere potati, plasmati dal Suo
Amore, e portare frutto in abbondanza.
Giorno 29
mattina, dopo un’esplosiva preghiera comunitaria in
cui il Signore ha eliminato da ogni cuore tutte le paure e le infermità,
operando in ciascuno una nuova creazione, il Fondatore e Responsabile della
Comunità "Immacolata", Giuseppe Barranco, ha esposto ai fratelli la sua
riflessione sul tema del Convegno: “Ho sperato: ho sperato nel Signore ed
Egli su di me si è chinato“ (Sal. 40,2), nella quale si è soffermato
sulla misericordia di Dio che ci ha tolti da una situazione di pericolo
mettendoci al riparo, al sicuro, e tutto ciò perché Egli ha un progetto di amore
per ciascuno di noi, perché Lui è Padre e Madre e ciascuno di noi vive nel Suo
cuore e nelle Sue mani. Ha , poi, esortato tutti ad acquisire la consapevolezza
di essere l’Amore di Dio , condizione imprescindibile per amare ed essere
amore per chi il Signore ci mette accanto. Tutto ciò possiamo, però, esserlo
solo ascoltando il Logos, la Parola che è Gesù, con un cuore karatta, cioè
forato, aperto, con umiltà, all’obbedienza e all’Amore.
Alla riflessione
del Presidente –Fondatore è seguito un momento molto intenso in cui alcuni
fratelli della Comunità hanno ricevuto la Preghiera di Effusione in cui il
Signore ha riversato copiosamente il Suo Spirito in ciascun cuore.
Nel pomeriggio, dopo
la preghiera comunitaria la Comunità Immacolata ha avuto la Grazia di ascoltare
la relazione di Mons. Gaetano Tripodo, Vicario Episcopale per le
Isole dell’Arcidiocesi di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela, il quale,
analizzando il Salmo 40, si è soffermato sulla dicotomia speranza –
disperazione, evidenziando la necessità di sperare anche nella disperazione,
perché proprio nella disperazione, se noi non chiudiamo il cuore ripiegandoci su
noi stessi, sui nostri sensi di colpa, ma apriamo il cuore a Dio, Lui
interviene, si china su di noi e ci salva.
Il riuscire a
sperare anche nella disperazione è una grande Grazia che otteniamo solo con e
nella preghiera. Ha sottolineato, a tal proposito, l’importanza della preghiera
comunitaria e della comunità, che deve essere luogo di amore. Il compito sommo
di ogni comunità è quello di essere madre che accoglie e ama, perché solo
l’amore che accoglie e ama senza giudizio, pregiudizio o critica alcuna
guarisce la ferita di amore che c’è in ogni essere umano, mettendo le ali al
cuore per condurlo così alla speranza, dritto al cuore di Dio.
Alla riflessione
è seguita la Celebrazione Eucaristica presieduta dallo stesso Mons. Gaetano
Tripodo, il quale nell’omelia si è soffermato sulla necessità dei tralci di
stare attaccati alla vite.
Giorno 30
aprile di mattina la Comunità ha vissuti momenti di
preghiera molto forti in cui ogni cuore ha sentito l’Amore taumaturgico di Dio.
Al termine della preghiera è seguita la riflessione di Giovanni Barranco,
dal tema: “#michelangelo#comunitàimmacolata” nella quale ha
analizzato il meraviglioso affresco di Michelangelo “la creazione di Adamo”,
facente parte della decorazione della volta della Cappella Sistina, nei Musei
Vaticani a Roma. Per prima cosa ha analizzato la posizione dei due indici, che
non si toccano, quasi a sottolineare il distacco tra il Creatore e la creatura,
tra l’infinito ed il finito, tra il perfetto e l’imperfetto, ma sufficientemente
vicini perché la creatura riceva la scintilla vitale dal Suo Creatore;
scintilla che dona la vita, che accende lo sguardo spento di Adamo, rilevando
come l’occhio non sia dipinto ma ricavato dal piano rialzato per mettere in
risalto come lo sguardo spento riceva la Luce dal Padre, che suncatabasis,
viene giù, si china su di noi per raggiungerci con il Suo Amore. Ha, poi,
analizzato la sagoma del mantello del Padre che per alcuni critici d’arte
rappresenta un cervello umano, per altri una conchiglia, elemento marino, con un
espresso richiamo al liquido amniotico, per altri ancora l’utero materno,
rilevando la natura di Dio Padre e Madre. Ha poi concluso con una frase di S.
Giuseppe Moscati: “bellezza,
ogni incanto della vita passa. Resta solo eterno l’amore, causa di ogni opera
buona, che sopravvive a noi, che è speranza e religione, perché l’amore è Dio”.
Alla
riflessione di Giovanni Barranco è seguito un momento di riflessione in cui
gli effusionati hanno reso Gloria al Signore testimoniando la loro esperienza di
vita e di comunità, rilevando come il Signore abbia cambiato la loro vita, ma
soprattutto il loro modus pensandi ed operandi, coinvolgendoli in un circuito di
amore che ha avvicinato il loro cuore a quello di Dio.
Il pomeriggio,
dopo la preghiera comunitaria, la Comunità ha ricevuto la Grazia di ascoltare la
relazione di Fra’ Luigi Saladdino, OfmCap, Superiore del Convento di
Nicosia, sul tema del Convegno, nella quale si è soffermato sul carattere
autobiografico del salmo, in cui il salmista ha sperato sperando, cioè
fortemente, ardentemente, con grande fiducia nel Signore. Ha riportato, a tal
proposito,testimonianze di fede tratte dalla Sacra Scrittura: Giuditta, Susanna
e Gesù stesso che sul Golgota si consegna con fiducia al Padre: ” Padre nelle
Tue mani consegno il Mio Spirito”. Ha, poi, evidenziato, come il fango di cui
parla il salmista sia la nostra umanità, il nostro egoismo, il nostro ego che ci
porta a giudicare il fratello piuttosto che vedere in lui il figlio di Dio; lo
stesso fango da cui il Signore ci libera, come l’agricoltore taglia i tralci
secchi, quando con cuore sincero ed umile ci affidiamo totalmente a Lui. Ha
esortato, infine, tutti a sperare nel Signore con fede umile.
Alla riflessione
è seguita la Celebrazione Eucaristica presieduta dallo stesso Fra’ Luigi
Saladdino, il quale nell’omelia ha sottolineato la necessità di ogni cuore
di osservare i comandamenti di Dio ed entrare così nel circuito di amore Padre-
Figlio -discepolo in cui si manifestano Dio Padre e Dio Figlio.
La sera, la
Comunità ha vissuto un momento intenso con il recital “Accendiamo la
speranza” organizzato dai ragazzi della Comunità che, traendo spunto dalla
storia delle quattro candele raccontata da Fabrizio Frizzi, quattro ragazze
della Comunità hanno rappresentato la Fede, l’Amore, la Pace e la Speranza,
rilevando come gli uomini con il loro allontanamento da Dio abbiano perso la
Fede, la Pace, l’Amore; solo la speranza è sopravvissuta perché scaturita
direttamente da quella scintilla vitale che dal dito del Padre è arrivata a
quello dell’uomo.
Giorno 01
maggio, ultimo giorno del Convegno, la Comunità, al termine della preghiera
comunitaria, è stata edificata dalla riflessione di Fra Felice Cangelosi
OfmCap. Ministro Provinciale della Provincia Religiosa di Messina, nella
quale ha analizzato dettagliatamente ogni stico del Salmo 40, rilevando che esso
è Vox Cristi o Vox ad Cristum, ossia Voce di Cristo, che ci conduce a Cristo. Ha
sottolineato come il Salmo sia un salmo di ringraziamento e al contempo di
richiesta di aiuto. Il salmista, infatti, si trova nella palude, insabbiato,
nelle sabbie mobili e grida la sua richiesta di aiuto a Dio con nel cuore la
speranza ardente che Dio interverrà per tirarlo fuori. Ha, infatti, sperato
fortemente nel Signore ed ha atteso con impazienza l’intervento di Dio, nostra
unica certezza. Ha evidenziato, poi, come tutta la nostra esistenza riceva senso
solo se la affidiamo a Dio e ci fidiamo totalmente di Lui
Alla riflessione
è seguita la Celebrazione Eucaristica presieduta dallo stesso Fra’ Felice
Cangelosi, il quale nell’omelia ha sottolineato la necessità del
sacrificio, Cristo doveva soffrire, patire la morte per risorgere ed entrare
nella Gloria. Si è, poi, soffermato sul concetto di pace e sulla differenza tra
la pace del mondo, risultato di un atto egoistico, e la Sua Pace che è un atto
di Amore, un dono che ogni cristiano deve diffondere ed essere, per essere,
così, testimone autentico dell’Amore di Dio.
Lode
a Gesù!!
Carla Siragusano
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