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Carla Siragusano 

Di Carla Siragusano 

 

Riflettendo se quando prego in Comunità sollecito i fratelli all’incontro con Dio per un guarigione interiore. 

“Signore guarisci e converti i cuori”.

 

È questa la frase che più di ogni altra affiora alla mia mente quando, ogni lunedì, varco la soglia della “mia” Chiesa, col cuore trepidante e pieno di desiderio di incontrare Dio ed i fratelli. Mi preparo all’incontro con Lui, con quello stesso entusiasmo con cui una fidanzata aspetta di vedere il suo innamorato.

Varco la soglia e chiedo al Signore nello spirito di donarmi due braccia lunghissime per abbracciare tutti i fratelli, dal primo all’ultimo banco, in moda da far sentire loro tutto il mio amore, la mia gioia ed il mio desiderio di condividere con loro un momento di intenso ed emozionante incontro intimo con Dio (cuore a cuore).

Coesistono in me due sentimenti e sensazioni apparentemente contrastanti: mi sento “carica”, come mina pronta ad esplodere e sprigionare quell’amore che Dio ha messo dentro il mio cuore, ma al contempo sento forte il bisogno di abbracciare il fratello, anche solo con lo sguardo, per trasmettergli tutto il mio (anzi il Suo) amore e per riceverlo da Lui. Sento il bisogno del fratello, in quanto creatura amata da Dio, presente ontologicamente in tutto il creato e, dunque, anche nel fratello che ho accanto.

Mi sento come singolo pezzo di puzzle, da solo privo di ogni e qualsiasi utilità, ma che incastonato con gli altri pezzi forma un quadro completo e meraviglioso: il volto di Dio.

È questa per me la Comunità, è l’insieme di tutti i fratelli che con le mani, unite, protese verso il cielo, elevano il loro cuore consegnandolo a Dio, come bambini fiduciosi e speranzosi che donano e si donano al Padre buono e misericordioso. Quell’unità di mani, di cuori, di anime squarcia le tenebre del peccato e giunge dritta al cuore di Dio, che, intenerito e commosso, abbraccia i Suoi figli e li tiene stretti al Suo cuore. È questa la sensazione che ho in preghiera, quando, guardando i fratelli, vedo la gioia e la gloria di Dio nei loro volti. Mi accade, infatti, di sentire molto forte il bisogno di voltarmi e guardare i fratelli, soffermandomi su ognuno di loro e ringraziare Dio per questo dono.

Prego il Signore perché benedica e per ciascuno di loro chiedo a Dio di provvedere non tanto ad esaudire le loro richieste quanto a far sentire loro nel cuore il Suo Amore, l’unico che Ama, guarisce e risuscita. Spesso, infatti, guardando i fratelli “sento” tutto il loro dolore, i pesi della loro vita, le zavorre che appesantiscono i cuori e il mio cuore diventa piccolo piccolo perché i loro dolori diventano i miei.

È come se si instaurasse una sorta di empatia fra me e loro e insieme diventassimo un tutt’uno, un insieme di anime che si mescolano, si confondono per poi riversarsi nel grembo e nel cuore di Dio, che ama come un Padre e accoglie come una Madre.

In quei momenti la mia felicità raggiunge la sua acme, perché sperimento l’amore di Dio con i fratelli e per mezzo dei fratelli.

I quei momenti così forti urlo il mio “grazie” al Signore e rivolgo a Lui la mia preghiera: “Signore, ti prego per ognuno di questi fratelli, tu che conosci i cuori di ciascuno guariscili e convertili, fai sperimentare ad ognuno la Tua gioia, la Tua gloria, il Tuo Amore”.

Quando vedo un fratello più triste, più cupo, più preoccupato prego con ancora più ardore e se lo Spirito mi suggerisce di andare da lui vado, anche solo per abbracciarlo, rimanendo in silenzio. Ho imparato in questi quattro anni di Comunità che il silenzio spesso vale più di mille parole.

A volte il fratello non ha bisogno di parole ma solo di amore, spesso racchiuso in un semplice sguardo o un abbraccio o una stretta di mano, o  di una carezza.

Sto imparando pian piano l’importanza dell’essenzialità e guardo come modello da imitare Maria, la Donna dell’Eccomi, dell’esistere per essere, la donna dell’Ascolto.

Prego, allora, il mio Gesù perché mi aiuti a fare silenzio nel mio cuore e nella mia mente, perché solo nei momenti di totale ed assoluto silenzio posso ascoltare Dio ed i fratelli ed entrare in comunione con loro.

È nel silenzio che il mio “io” si unisce al “tu” dei fratelli per diventare “noi” nel cuore di Dio: il più grande miracolo di Amore.  Lode a Gesù!

 

 

 

 

 

Preghiera del Giorno