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UN PENSIERO SUL NATALE

 

«Signore, come lodare, come ringraziare abbastanza il tuo amore? Tu mi hai amato tanto che per amore mio ti sei fatto nel tempo, tu che hai fatto i tempi; e nel mondo eri minore di età a molti tuoi servi, tu che sei più antico del mondo; e ti sei umanato, tu che hai fatto l’uomo; sei stato creatura di madre da te creata, e sei stato portato fra mani da te formate, e hai succhiato a un petto da te colmo, e hai vagito quale infante nella mangiatoia, tu che sei il Verbo, senza del quale è muta l’umana eloquenza» ( S. Agostino).

Questo breve pensiero di S. Agostino ottimamente sintetizza l’essenza del Natale, il suo significato più intimo e profondo e nello stesso tempo anche l’apertura del cuore umano alla lode ed al ringraziamento verso Dio che, nell’ Incarnazione del Verbo, realizzò l’opera più alta del Suo essere amore infinito.

Certo è che non si può cogliere in pienezza il significato del Natale, sarebbe come entrare e comprendere l’intimo mistero di Dio, che è e rimane sempre il Totalmente Altro, infinitamente oltre quello che la nostra limitata mente umana possa arrivare a sfiorare.

Quello che è importante, però, al di là delle più esaustive elucubrazioni filosofiche su Dio ed il Suo Essere, al cuore dell’uomo interessa assaporare quel raggio di luce che dal cuore di Dio arriva direttamente a sé, gustare la tenera delicatezza di quell’Amore che, per ciò che è, ha creato tutte le cose e le ha rifatte nuove, ogni volta che il male le ha inquinate e distorte dalla loro bellezza originaria.

Sì, nel giorno del Natale più che mai, Dio è Amore e fra tutte le opere da Lui compiute, nel tempo e fuori di sé, l’ Incarnazione redentiva del Verbo è la più grande.

Più grande perché ha per termine non una semplice creatura, ma Dio stesso, il Verbo eterno che assume nel tempo una natura umana.

Più grande perché, essendo la massima manifestazione dell’amore misericordioso di Dio, è l’opera che più di ogni altra lo glorifica, proprio perché mostra con chiarezza quella che è l’essenza di Dio, la Carità.

Più grande perché porta agli uomini di tutti i tempi un bene enorme: la remissione dei peccati, la salvezza e la felicità eterna di tutto il genere umano.

Più grande perché, in Gesù, il Verbo Incarnato, noi possiamo chiamare “Papà” il Dio Altissimo…Abbà!

Davanti a queste considerazioni, seppur brevi ma così cariche di significato, intensissime sono le risonanze interiori…davanti a un Dio che per amore scende dall’alto dei cieli, si fa uomo e si rende piccolo in un Bambino, che giace in una mangiatoia, in una fredda notte di Dicembre.

L’Incarnazione del Verbo, la più grande opera di Dio destinata ad illuminare ed a salvare il mondo intero, si compie nell’oscurità, nel silenzio, in mezzo alle circostanze più umili e più umane, per l’obbedienza di due sposi che vogliono solo fare la volontà di Dio ed in forza di questo non si fermano davanti a niente ed a nessuno.

Maria e Giuseppe sanno soltanto che il Bambino che deve nascere è il Figlio di Dio, ma sanno anche che le opere di Dio sono tanto diverse da quelle degli uomini !!!

E se Dio vuole che la Sua più grande opera si compia lì, in quella misera grotta, a Betlemme per adempiere le Scritture secondo il profeta Michea, nella povertà più estrema, i due sposi dicono sempre il loro “sì” e, nella loro umiltà, continuano a rimanere docili e pieni di fede in Dio, quel Dio cui piace servirsi di tutto ciò che è umile e spregevole di fronte agli occhi del mondo per confondere e sconvolgere ciò che è alto e superbo.

Nel silenzio e nell’oscurità della notte, che tanto ci richiama l’esperienza spirituale di chi vive senza Dio, ancora oggi e sempre, Maria dà alla luce un figlio: “ il Figlio dell’Altissimo “.

Così finalmente diventava storia « ciò che era stato detto…: “Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio e gli si darà il nome di Emmanuele”, che significa “Dio con noi” » (Mt. 1, 22-23).

 

Quel Dio che vuole camminare passo dopo passo con l’uomo di ogni tempo, al quale tende la mano soprattutto quando nessuno gliene dà una per rialzarsi e continuare a procedere, per il quale si è fatto piccolo per entrare anche nel più angusto spazio di cuore possa essere rimasto dopo il passaggio tumultuoso del male e del peccato del mondo, nel quale manifestare tutta la Sua potenza e la Sua gloria.

Sia Lei, Maria "Immacolata", la Vergine dell’Incarnazione, ad insegnarci la disponibilità di cuore per accogliere e vivere il Natale, per custodire la presenza viva del Verbo Incarnato dentro di noi ed al contempo manifestarla e testimoniarla davanti al mondo intero.

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama“ (Lc.2, 14).

                      Auguri di un vero e Santo Natale !!

 

 

                                                                                        Cinzia Riccardi Barranco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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