Omelia di Fra' Felice Cangelosi
ofm Capp.
della Domenica 2° per annum – C
Al commento del Vangelo di oggi, Ermes Ronchi ha
scritto: «l’intero Israele risuonava del
lamento di schiavi e lebbrosi e Gesù sembra
ignorarli ed inizia il suo Ministero da una
festa di nozze. Anziché asciugare lacrime, colma
le coppe di vino. Sembra indifferenza davanti al
dolore dei poveri, la scelta di qualcosa di
secondario di fronte al dramma del mondo, eppure
il Vangelo chiama questo il “principe dei
segni”, il capostipite di tutti».
Gesù vuole trasmettere a Cana il principio
decisivo della relazione che unisce Dio e
l’umanità. Tra uomo e Dio corre un rapporto
nuziale, con tutta la sua tavolozza di
emozioni forti e buone: amore,
festa, dono, eccesso, gioia. Un legame
sponsale, non un rapporto giudiziario o
penitenziale, lega Dio e noi, vino di
festa.
Comprendiamo pertanto il significato della prima
lettura di oggi, che è la stessa proclamata
nella Liturgia della Chiesa la sera della
Vigilia di Natale: «Sarai una magnifica
corona nella mano del Signore, un diadema regale
nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più
Abbandonata, né la tua terra sarà più detta
Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua
terra Sposata … Sì, come un giovane sposa una
vergine … come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te»
Ritorniamo al racconto evangelico
…
L’ episodio narratoci (Gv 2,1-11) fa parte del
“libro dei segni” redatto
dall’evangelista Giovanni allo scopo di
descrivere teologicamente la rivelazione di Gesù
al popolo mediante segni e discorsi, ed in
maniera particolare si pone in stretto legame
con ciò che lo precede (Gv 1, 19-51) e di cui
rappresenta il punto culminante.
Il tema quindi sono le nozze messianiche
tra Gesù - lo sposo ed il popolo della Nuova
Alleanza che si forma attorno a Lui – la sposa.
Abbiamo quindi: 1) la testimonianza del
Battista, l’amico dello sposo; 2) i discepoli
che vanno da Gesù e diventano la sposa; 3) le
nozze di Cana, che raffigurano le nozze
messianiche tra lo sposo e la sposa.
Più tardi Giovanni Battista darà la sua ultima
testimonianza, identificherà Gesù con lo sposo,
dichiarando: «Colui che ha la sposa è lo
sposo; ma l’amico dello sposo, che gli sta
vicino e l’ascolta, è ripieno di gioia per la
voce dello sposo. Questa gioia, che è la mia,
ora è perfetta» (Gv 3, 29).
Allora i protagonisti dell’episodio delle nozze
di Cana non sono gli stessi sposi, ma Cristo.
«Nel mistero delle nozze di Cana tutto
consiste nella presenza di questo sposo che è
nascosto o piuttosto che comincia a
manifestarsi». Per cui prende tutto il
suo valore l’ultima testimonianza di Giovanni
Battista: «chi possiede la sposa è lo
sposo» (Gv 3,29).
Il vino
Uno degli elementi principali del simbolismo
presente nel racconto è costituito dal
vino, che, nella tradizione
veterotestamentaria, rappresentava i beni della
Nuova Alleanza; era uno degli elementi
essenziali del banchetto messianico. In questo
contesto si comprende la risposta interlocutoria
di Gesù alla Madre: «Donna, che vuoi da
me? Non è ancora giunta la mia ora».
Qualcuno ha interpretato la risposta di Gesù in
maniera diversa. Gesù, quindi, avrebbe detto e
avrebbe voluto dire rispondendo alla Madonna:
«Che cosa è per me e per te il vino».
In tal modo si sottolinea che il significato
attribuito da Maria al vino è diverso da quello
che gli attribuisce Gesù. Maria pensava alla
mancanza di vino per la festa nuziale; Gesù
invece pensa al vino nel senso simbolico dei
profeti, ai beni messianici che egli sta per
portare, alla nuova legge che compie quella di
Mosè.
A Cana, la legge mosaica era rappresentata
dall’acqua delle giare per le abluzioni dei
Giudei, mentre «il vino buono conservato
fino ad ora» (Gv 2,10) era la
rivelazione della gloria di Gesù, Messia e Sposo
di Israele.
In effetti il vero sposo delle nozze di Cana è
Gesù, mentre Maria, che Gesù evita di chiamare
Madre rivolgendosi a Lei con l’appellativo di
“Donna”, così come farà nell’ora
della croce, viene considerata nella sua
funzione di “Sposa”,
personificazione della Comunità escatologica che
entra in alleanza con Cristo-Sposo.
Nei loro gesti e nel loro dialogo, la Vergine e
Cristo, superando largamente il piano umano e
materiale dei festeggiamenti locali,
soppiantavano i giovani sposi per diventare lo
Sposo e la Sposa spirituali del banchetto
messianico.
Anche il gruppo dei discepoli che «credettero
in Lui», proprio in forza della fede,
viene assunto nel rapporto di alleanza con
Cristo e diventa anch’esso la “Sposa”,
prototipo della Chiesa.
Il simbolismo della Sposa è, quindi, applicato a
Maria ed ai discepoli. La sposa delle nozze
messianiche è la “Figlia di Sion”,
il cui simbolo reale è la “Donna”,
la Madre di Gesù. Come tale, però, Maria
rappresenta tutto il popolo di Dio, perché
esercita verso i suoi membri la funzione di
Madre, mentre i discepoli, figli della Madre,
trovano in Lei il loro modello sponsale
nell’Alleanza.
In altri termini, Maria, come sposa, è
l’immagine della Chiesa – Sposa, ma nello stesso
tempo è la Madre della Chiesa, la Madre dei
discepoli di Gesù.
L’ora
L’episodio di Cana esprime ancora la tematica
dell’ “ora” di Gesù, che egli
stesso, in quel momento, dichiara non essere
ancora venuta. L’ora di Gesù, infatti, è quella
del suo ritorno al Padre, della sua morte,
identificata da Giovanni con la sua
glorificazione.
Ma la rivelazione della gloria di Gesù nei segni
lo manifesta già come Salvatore ed orienta alla
glorificazione suprema della Croce, in cui
diventerà il Salvatore del mondo ed attirerà
tutti a sé.
L’“ora” di Cana e l’“ora” della Croce
non sono alternative, ma coordinate; la prima è
il preludio della seconda: l’ora di Cana indica
già la presenza dei beni messianici e la
rivelazione della gloria di Gesù al primo gruppo
di discepoli, che credono in Lui e lo accolgono,
ricevendo così il potere di diventare figli di
Dio.
A Cana si hanno le primizie della Nuova
Alleanza, che verrà sancita definitivamente
nella seconda ora di Gesù, quella suprema della
Croce, quando la rivelazione della sua gloria
sarà definitiva. Per questo abbiamo già pregato
ricordando che nell’ora della Croce Dio ha
chiamato l’umanità a unirsi in Cristo, Sposo e
Signore.
Il matrimonio
Cosa c’entra in tutto questo il Matrimonio?
Con l’episodio di Cana anche il Matrimonio entra
già nella sfera della Nuova Alleanza e nei
confronti di questa lo stesso Matrimonio
comincia ad esercitare la funzione di segno
manifestativo della realtà nuziale esistente tra
Cristo e la Chiesa.
A Cana il mistero nuziale di Cristo e della
Chiesa comincia a manifestarsi e il Matrimonio
va acquisendo il suo pieno significato
sacramentale dall’unione di Cristo con la Chiesa
divenuta realtà, per esserne il “segno”
che la evidenzia totalmente.
Proprio così! Perché a Cana Gesù partecipando ad
una festa di nozze, proclama il suo atto di fede
nell’amore umano. Lui crede nell’amore, lo
benedice, lo rilancia con il suo primo prodigio,
lo collega a Dio. Gesù prende l’amore umano e lo
fa simbolo e messaggio del nostro rapporto con
Dio. Anche credere in Dio è una festa, anche
l’incontro con Dio genera vita, porta fioriture
di coraggio, una primavera ripetuta.
A Cana vediamo Dio che gode della gioia degli
uomini e se ne prende cura. «Dobbiamo amare e
trovare Dio precisamente nella nostra vita e nel
bene che ci dà. Trovarlo e ringraziarlo nella
nostra felicità terrena» (Bonhoeffer).
Il vino allora ha ancora un altro significato.
Nella Bibbia esso è anche simbolo dell’amore
felice tra uomo e donna, tra uomo e Dio. Felice
e sempre minacciato! Non hanno più vino,
esperienza che tutti abbiamo fatto, quando
stanchezza e ripetizione prendono il
sopravvento. Quando ci assalgono mille dubbi,
quando gli amori sono senza gioia, le case senza
festa, la fede senza passione.
Ma c’è il punto di svolta del racconto. Maria,
la donna attenta a ciò che accade nel suo spazio
vitale, sapiente della sapienza del Magnificat
(sa che Dio sazia gli affamati di vita) indica
la strada: «Qualunque cosa vi dica,
fatela».
Fate ciò che dice, fate il Suo Vangelo,
rendetelo gesto e corpo, sangue e carne … e si
riempiranno le anfore vuote del cuore!
Fate il Vangelo, e si trasformerà la vita, da
vuota a piena, da spenta a felice. Più Vangelo è
uguale a più vita. Più Dio equivale a più io.
Viene come un di più sorprendente, come vino
immeritato e senza misura, un seme di luce. Ho
tanta fiducia in Lui, perché non dei miei meriti
tiene conto, ma solo del mio bisogno (Ermes
Ronchi).
Preghiamo nuovamente la Colletta:
O Dio, che nell’ora della croce
hai chiamato l’umanità
a unirsi in Cristo, Sposo e Signore,
fa’ che in questo convito domenicale
la santa Chiesa sperimenti
la forza trasformante del Suo amore,
e pregusti nella speranza
la gioia delle nozze eterne.
Per Cristo nostro Signore.
Fra' Felice Cangelosi ofm Capp.
Ministro Provinciale della Provincia religiosa
di Messina
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