Editoriale di Cosimo Rovito
Cari Fratelli e sorelle,
da qualche giorno si è concluso il ritiro
spirituale tenutosi a Milazzo, dal 13 al 15
Novembre, presso il Convento dei Frati Minori
Cappuccini, ora sede della Comunità Immacolata.
In preparazione al Giubileo della Misericordia,
che la Chiesa si avvia a vivere.
Cosa dire se non che questi tre giorni sono
stati attorniati dalla grazia di Dio, che ci ha
voluto avvolgere con la sua generosità.
Ebbene sì, il ritiro ha rappresentato l’inizio
di un cammino che dobbiamo percorrere tutti
insieme nella Misericordia, proprio quella
“Misericordia” descrittaci da papa Francesco in
attesa del grande Giubileo.
Pino, infatti, ha voluto letiziarci con la sua
relazione, parlandoci per l’appunto del
Giubileo.
Giubileo, deriva
da yōbēl,
«del capro»,
perché la festività era annunciata dal suono di
un corno di capro. Detto anno Santo, sempre
secondo quanto chiaritoci da Pino, cadeva ogni
50 anni. In questo periodo la legge mosaica
prescriveva che la terra, di cui Dio era l’unico
padrone, non fosse coltivata e ritornasse
all’antico proprietario e gli schiavi riavessero
la libertà, in guisa da parificare tutta la
società.
Il primo anno giubilare per noi cattolici, fu
bandito dal pontefice Bonifacio
VIII nel
1300, quando uno straordinario senso di
aspettativa fece convergere a Roma insolite
masse di pellegrini. Le scadenze per la
celebrazione del giubileo furono fissate da
Bonifacio VIII ogni 100 anni; poi, in seguito a
una petizione dei Romani a
Clemente VI (1342),
il periodo fu ridotto a 50 anni, fino a
raggiungere gli attuali 25.
In quest’anno, poi, papa Francesco, a due anni
di distanza dall’inizio del suo pontificato, ha
indetto un giubileo straordinario (8 dicembre
2015 - 20 novembre 2016), dedicato appunto alla
Misericordia.
Giubileo, però, è anche e soprattutto
remissione dei peccati, la “Grande gioia
Universale”. Grazie a Pino abbiamo e ho
compreso il perché della “Porta Santa” e cosa
essa rappresenta nel Giubileo: «rappresenta
la Croce di Cristo, perché con essa ha rimesso i
peccati» ed ecco perché Gesù con le sue mani
inchiodate alla “croce” sembra come a volerci
accogliere, abbracciare.
Cosa dire poi della dettagliata spiegazione di
Pino del brano “ l’obolo della vedova” (Marco
12,41-44).
«E, sedutosi di fronte al tesoro, osservava come
la folla gettava monete nel tesoro. E tanti
ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera
vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino
( ai giorni nostri rappresentano pochi centesimi
– omelia del Padre Provinciale frati
cappuccini). Allora chiamati a sé i discepoli
disse loro: in verità vi dico: questa vedova ha
gettato nel tesoro più di tutti gli altri:
Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa
invece, nella sua povertà vi ha messo tutto
quello che aveva, tutto quanto aveva per
vivere».
Cari fratelli, non sapete quanto bene mi ha
fatto questo brano, con quanta meticolosità Pino
ci ha spiegato questo passo del vangelo.
Una donna che ha dato tutto, ma proprio tutto
ciò che aveva, al contrario dei ricchi, di
coloro che possedevano di più.
Ed è ciò che succede oggi, ai nostri tempi: non
diamo mai tutto noi stessi, ma quanto basta, il
minimo indispensabile, come a volerci lavare la
coscienza, ma ciò non è sufficiente dinanzi a
Dio.
Non so cosa mi sia accaduto, ma quando Pino ci
ha invitato ad intervenire, su quanto
spiegatoci, ho compreso che io sono stato come
quei ricchi che hanno messo poco nel tesoro,
sono stato un lebbroso, un nuovo lebbroso, così
come recita una preghiera di Raoul Follereau: “i
nuovi lebbrosi sono gli egoisti, gli empi,
coloro che vivono nell’acqua stagnante, i
comodi, i paurosi, coloro che sciupano la
propria vita e non danno se stessi per gli altri
come ha fatto la povera vedova descrittaci nel
brano di Marco”.
Quante grazie questo ritiro!!!!
Come posso dimenticare le testimonianze dei
fratelli presenti in ritiro.
La storia di un figlio che ha accudito da solo
la propria madre ammalata, perdonando il
fratello che in questi anni difficili di
sofferenza lo ha lasciato solo; o la storia di
una sorella che nonostante non abbia mai
ricevuto l’amore di figlia cerca di amare la
propria madre; la storia di una sorella che in
giovane età ha perso per una malattia un uomo,
un marito, un padre, ma che ha compreso di
avere avuto a fianco un “Santo Vero”; Agata, una
donna malata nel corpo e nello spirito, ma che
grazie alla Comunità è stata liberata dal
maligno; e tante altre testimonianze di
guarigione non solo nel corpo, ma soprattutto
nello spirito; la nostra fondatrice Cinzia che
oltre ad illuminarci con la sua relazione ci ha
soprattutto insegnato a vivere, a combattere ad
andare avanti nonostante i dolori fisici: i suoi
occhi pieni di dolore che guardano lontano, ma
il suo sorriso di madre non posso dimenticarlo,
ed è stata questa la testimonianza vivente più
grande che porterò nel cuore.
Cinzia ci ha preparato a vivere questo Giubileo
Straordinario illustrandoci la Bolla di
indizione del Giubileo redatta da Papa
Francesco, “Miseicordiae Vultus”.
Ci siamo immersi nell’infinito mare della
Misericordia di Dio, abbiamo scoperto la
bellezza delle viscere di Misericordia di Dio,
del Suo amore uterino. Abbiamo sentito il
palpito del cuore Divino per ognuno di noi, come
figli prediletti.
Per questo ritiro ho dovuto lasciare per la
prima volta a casa mia moglie Valentina, e ciò è
stato per tutti e due molto strano e faticoso,
ma questo ci ha unito ancor di più nell’amore e
nella preghiera, e spero che la prossima volta
potremmo parteciparvi insieme.
Se potessi dare un consiglio ai fratelli di
Milazzo, Messina e Ugento è di approfittare
della presenza di così tanta misericordia in
questi ritiri: qui ci si può arricchire tanto,
dare tanto ma ricevere mille volte tanto.
Abbiamo percorso 1400 Km per raggiungere
Milazzo, ma ne è valsa la pena. Siamo stati in
cinque a partire da Ugento, come a rappresentare
le dita di una mano, la “Mano” di Dio che
accarezza ogni fratello.
Vorrei dilungarmi all’infinito, perché infinito
è stato l’amore ricevuto in questi giorni da
tutti quanti i fratelli che si sono prodigati a
farci trovare le lenzuola pulite, la colazione
al top, una accoglienza speciale, come per
esempio i pensierini che abbiamo trovato sul
cuscino del letto unitamente ad una croce in
metallo da tenere e portare sempre con noi.
Ma un ringraziamento va rivolto ai fondatori
Pino e Cinzia, che per me e credo anche per gli
altri rappresentano, e questo l’ho ribadito in
ritiro, “la ginestra di Dio” tanto
decantata da Giacomo Leopardi: quel fiore che
seppur piccolo e apparentemente fragile,
continua indefesso a crescere ed a profumare
come nessun altro fiore, nonostante le continue
difficoltà.
Grazie Comunità Immacolata! Grazie a tutti!! Ma
soprattutto grazie a Dio per l’opportunità che
mi ha dato nel partecipare a questo ritiro
veramente pieno di tanta “Misericordia”.
Lode al Signore Gesù!
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