Commento di Francesca
Ritiro spirituale 15-17 febbraio
Dal 15 al 17 febbraio si è tenuto un ritiro
spirituale dal tema: “Lo Spirito Santo ci
introduce nel mistero della Signoria di Cristo”.
L' argomento, trattato dal Presidente Pino
Barranco, con l' immancabile, affettuosa e
preziosa presenza della moglie Cinzia, ha donato
le sue conoscenze a servizio dei fratelli della
Comunità che hanno accolto l'invito.
La finalità di questi incontri è di far
crescere spiritualmente e portare avanti la
profezia della Comunità: “Fate quello che vi
dirà”.
Il mistero della Signoria di Cristo è tutto da
scoprire nelle parole del Credo.
Il Credo, o simbolo o segno di
riconoscimento, è una professione di fede che va
pregato lentamente facendo attenzione alle
parole che pronunciamo; in esso vi è sedimentata
la memoria della lunga storia di Dio con gli
uomini e racchiude in sé tutta la nostra fede.
Una lunga e dettagliata spiegazione storica,
riferimenti biblici e analisi delle parole del
Credo, ci porta alla considerazione
dell'affermazione di San Paolo: “Se
confesserai con la tua bocca che Gesù è il
Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo
ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Rm
10,9). Ma questo lo si può soltanto dire ad
opera dello Spirito Santo che, appunto, ci
fa riconoscere la "Signoria" di Cristo
nostro Signore.
Sin dall’inizio della Genesi sta scritto: ”lo
spirito di Dio aleggiava sulle acque e quando
creò l’uomo “soffiò nelle sue narici un alito
di vita e l’uomo divenne un essere vivente”.
Dio quando creò il mondo aveva già in mente
anche la creazione di Gesù e tante altre
considerazioni, ci immergono in una dimensione
in cui lo Spirito Santo è il motore, il
pneuma di vita, il Creatore. Lo
Spirito Santo non lo possiamo vedere, ma
sappiamo che c’è (proprio come il vento “
ruah” non lo vediamo, ma lo sentiamo),
sappiamo che è Dio ad infonderlo in noi, che ce
lo dona.
E’ scritto nella Bibbia, in Giovanni (14,16-17):
“E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un
altro consolatore, perché stia con voi per
sempre, lo Spirito della verità, che il mondo
non può ricevere perché non lo vede e non lo
conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con
voi, e sarà in voi.”
Non possiamo descriverlo o dire quanto è grande,
ma riusciamo certamente a vederne gli effetti:
lo Spirito Santo entra nel cuore di ogni uomo,
cambiandolo, confortandolo e facendogli
riconoscere Gesù Risorto.
Lo Spirito ci fa sentire il bisogno di pregare,
di accettare i comandamenti e di seguirli come
regole di vita; piegandoci all’Amore di Dio ci
rende più forti, capaci di resistere alle prove
che la vita ci riserva.
E’ scritto nella Bibbia, in Atti (1,8): “Ma
riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà
su voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e
in tutta la Giudea e Samaria, e fino
all’estremità della terra”.
In Giovanni lo Spirito Santo viene chiamato il "Paraclito",
termine utilizzato per designare chiunque venga
in aiuto di qualcuno, insomma il
difensore, l’avvocato.
Dio, attraverso il Suo Spirito ci parla e se lo
ascoltiamo proviamo solo sentimenti buoni, non
di odio, rancore, vendetta. Lo Spirito Santo,
come il vento, ci spinge e ci indirizza a
compiere il bene.
Ed infatti è anche Colui che fa nuove tutte
le cose, capace di trasformare il cuore di
tenebra che è dentro di noi, perché, come ci
faceva ben osservare Pino, tutti noi abbiamo
delle tenebre che appesantiscono il nostro cuore
e non solo le persone palesemente malvagie.
Questo cuore nella Bibbia è chiamato “cuore
di pietra”.
Come troviamo in Ezechiele (11,19-20): “Darò
loro un cuore nuovo, uno spirito nuovo
metterò dentro di loro. Toglierò dal loro petto
il cuore di pietra, darò loro un cuore
di carne, perché seguano le mie leggi,
osservino le mie norme e le mettano in pratica:
saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio”.
Ed è proprio quel cuore di pietra,
sensibilizzava Pino, che non ci consente di
sentire il dolore del fratello che soffre.
Al momento della morte di Cristo “ il velo
del tempio si squarciò in due da cima a fondo,
la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i
sepolcri si aprirono e molti corpi di santi
morti risuscitarono” (Mt 27,51-52). La
passione di Cristo ci porta in quel cuore che
arde d'amore per i Suoi figli, che si è immolato
per la nostra redenzione ed è in questo Sacro
Cuore che dobbiamo sprofondare per far sì
che le nostre tenebre siano dissolte.
L'orazione della colletta della prima
domenica di Quaresima dice: “O Dio, nostro
Padre, con la celebrazione di questa Quaresima,
segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella
conoscenza del mistero di Cristo e di
testimoniarlo con una degna condotta di vita”.
Ed è proprio questa l'opera più bella da fare,
ma come possiamo farlo noi da soli?
Lo Spirito Santo, se invocato, giunge in nostro
aiuto, capace di introdurci nella
Verità, ma molto spesso noi lo
sottovalutiamo e non lo teniamo nemmeno in
considerazione.
E se non siamo nella Verità non comprenderemo
mai il mistero pasquale, cioè sull' “agire”
del Salvatore, l' agire di Gesù Cristo, volto a
far morire l'uomo vecchio che è in noi, un
risorgere insieme al Risorto.
Negli Atti degli Apostoli, che riporto per avere
a disposizione il passo (2,1-13) e interessante
rispolverare, troviamo: “Mentre stava
compiendosi il giorno della Pentecoste,
si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.
Venne all'improvviso dal cielo un fragore,
quasi un vento che si abbatte impetuoso,
e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero
loro lingue come di fuoco, che si
dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e
tutti furono colmati di Spirito Santo e
cominciarono a parlare in altre lingue,
nel modo in cui lo Spirito dava loro il
potere di esprimersi. Abitavano allora a
Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione
che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si
radunò e rimase turbata, perché ciascuno li
udiva parlare nella propria lingua. Erano
stupiti e, fuori di sé per la meraviglia,
dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono
forse Galilei? E come mai ciascuno di noi
sente parlare nella propria lingua nativa?
Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della
Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia,
del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della
Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia
vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e
prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare
nelle nostre lingue delle grandi opere di
Dio». Tutti erano stupefatti e perplessi, e si
chiedevano l’un l’altro: «Che cosa significa
questo?». Altri invece li deridevano e dicevano:
«Si sono ubriacati di vino dolce».
Ecco un'altra manifestazione dello Spirito.
Ognuno parlava lingue diverse, ma tra di loro si
capivano. Il Presidente invitava, a tal
proposito, a chiedere il dono di parlare in
lingue e sviluppare i propri carismi.
Il “ fenomeno” pentecostale è puramente
carismatico ha una vocazione comunitaria.
Coloro i quali per primi iniziarono ad invocare
l'antichissimo inno "Veni Creator Spiritus"
ebbero un'esperienza tangibile della Sua potenza
per mettere a disposizione dei propri fratelli e
come dice San Paolo nella sua Epistola: Ciascuno
viva secondo il carisma ricevuto, mettendolo a
servizio degli “altri" e San Paolo, nella I
Lettera ai Corinzi, al cap. 12: “Aspirate ai
Carismi più grandi e io vi insegnerò la via
migliore di tutte”.
A Pentecoste, quindi, ci “raccontava” Pino
accade una cosa sconvolgente, al contrario di
Babele, dove gli abitanti pensando a costruire
una città e una torre solo per loro stessi,
preoccupati solo per se stessi, in questo caso
Dio non era presente ed infatti ci fu solo
confusione e Dio fu costretto a confondere le
loro lingue e mandare all'aria i loro piani.
Di qui, ancora oggi, quando manifestiamo ai
nostri fratelli superiorità, ecco la nostra
Babele. Quindi l'invito ad essere uniti e
caritatevoli, tendere alla carità verso i nostri
fratelli, che equivale all'Amore. La Carità è un
debito che abbiamo verso gli altri. Ci ha
ricordato il meraviglioso inno alla carità di
S. Paolo che chiaramente non poteva mancare.
E come rimproverava il profeta Aggeo e dovremmo
sentire tanto attuale: “Vi sembra questo il
tempo di abitare tranquilli nelle vostre case
ben coperte, mentre questa casa è ancora in
rovina? Ora, così dice il Signore degli
eserciti: riflettete bene al vostro
comportamento. Avete seminato molto, ma avete
raccolto poco; avete mangiato, ma non da
togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a
inebriarvi... (Aggeo 1, 4-6) e “Così dice il
Signore degli eserciti: Riflettete bene al
vostro comportamento! “ (Aggeo 1,7).
Rilanciare, quindi il vero senso della vita,
prendere in mano la nostra vita e decidersi: se
scegliere il Signore come Re della propria vita
o essere del mondo. L'uomo avendo avuto doni
divini dovrà mettere a frutto ciò che ha
ricevuto. L'intera nostra esistenza è il tempo
per modificare il nostro agire: anche nel
peccatore c'è salvezza. La bella notizia è che
ognuno si può salvare, se vorrà! Portare ai
fratelli questo annuncio e rendere viva la
Parola in ogni ambito della nostra vita, casa,
ufficio, scuola, Comunità, ecc. dimostrando con
le nostre azioni di essere alla sequenza di
Cristo, è un dovere.
Solo il Vangelo è lo strumento che mette a
disposizione di ognuno di noi la strada sicura
da percorrere. Attualizzare, quindi, la Parola e
renderla viva. Ma per far questo, appunto, non
possiamo uniformarci al mondo! E comunque
abbiamo un grande alleato Spirito Santo ed è Lui
che ha effuso in noi l'amore di Dio per noi e
per i fratelli.
Non poteva mancare S. Francesco d'Assisi con le
sue delicatissime parole sull'amore con la
“preghiera semplice”:
Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua
pace:
dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la
speranza.
Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.
Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poiché:
Se è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.
E come diceva San SerafiNO di Sarov nel
colloquio con Motovilov:
Oh! Quanto vorrei, amico di Dio, che in questa
vita voi siate sempre con lo Spirito Santo.
Si conclude con un pensiero a Maria, di cui la
Comunità porta il nome e il sigillo: Comunità
Immacolata. Lei, la tutta piena di Spirito
Santo. Un invito a guardare a Maria come esempio
rendendoci disponibili alla volontà divina come
fece lei. Un augurio che in ognuno di noi ci sia
un cuore disposto ad accogliere Gesù e Maria e i
fratelli che il Signore vorrà portare nella
Comunità, con amorevole fraterna accoglienza.
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